Ovvero: La mamma ha perso la memoria? Studiare la Storia per recuperare ricordi collettivi e (perché no?) personali!
L’altra sera sono stata molto contenta di ricevere un link che rimandava ad una pagina del corriere.it su cui Paolo Mieli ha recensito il libro Processo a Caporetto. I documenti inediti della disfatta – DONZELLI Ed. scritto dall’amico Luca Falsini e definito “eccellente” da Mieli stesso.
Presa da entusiasmo, ho creduto di riuscire in breve a riattivare la sinapsi giusta nella mia testa e ritrovare quell’unico neurone che di sicuro in passato è stato occupato dall’ info “Caporetto”…
Nulla. Vuoto cosmico.
Poiché stavo svolgendo diverse attività da effettiva casalinga disperata, ho deciso di mettermi in “pause” (dallo sparecchiamento della tavola, dall’inserimento dei vestiti luridi dei bimbi in lavatrice e dalla raccolta di scarpe di varie dimensioni lasciate qua e là a decorare l’ingresso di casa) per sedermi e tentare di fare un piccolo sforzo mnemonico.
Inspiro, trattengo l’aria, ed espiro lentamente.
Di sicuro si tratta della Prima Guerra Mondiale, penso, e mi ritengo addirittura soddisfatta; mi chiedo se davvero ricordo di averlo studiato, o se per esempio ci sono arrivata per deduzione visto che l’amico Luca (Falsini n.d.r.) è un esperto di quel periodo storico in particolare.
Ed eccoli che affiorano, i ricordi sinceri: al Liceo il mio professore di Storia e Filosofia era temutissimo, conosciuto da tutti gli studenti di tutte le sezioni perché interrogava estraendo i numeretti della tombola, chiamando dunque a discorrere della proprie materie coloro che nella lista dell’appello possedevano la posizione relativa al numero estratto. La suspense era insopportabile, si diffondevano in un attimo tremarella e sudore febbrili, anche perché i primi estratti erano sempre assenti. E poi c’erano gli sfigati che uscivano perennemente ma tanto lo sapevano (di essere sfigati) e per questo studiavano come matti. Studiavamo tutti come matti, in realtà, per paura. Sì perché uno che si porta appresso la tombola è un tipo strano, e quindi come minimo un insegnante severo.
Dunque, io avevo buoni voti, in Storia: 7, anche 8. Che fine hanno fatto, allora, quelle nozioni? Quelle date, quei fatti? Sì perché diciamola tutta, la verità: avendo studiato in seguito materie umanistiche all’Università, qualche esame di Storia dovrei anche averlo anche sostenuto! Mi pare…
Lo sapevate che per le donne questo è un problema molto comune?
Dai tempi della mia prima gravidanza – si parla di più di cinque anni fa – ho intuito di avere qualche difficoltà a ricordare: gli ormoni, si dice, facciano scherzetti del genere. Poi l’allattamento; poi il sonno disturbato; poi la seconda gravidanza, e il secondo allattamento, e il sonno che è rimasto disturbato, etc. Ma ora il secondogenito ha 21 mesi e non lo allatto più da un anno!
Navigando sul web ho scoperto che basterebbe qualche accorgimento, anche solo alimentare per aiutare la memoria, ad esempio con l’assunzione delle vitamine del gruppo B che si trovano in carne di manzo, uova, verdura a foglia verde, germe di grano e fegato; e poi vai con gli omega 3 di pesce, agrumi, noci, frutti di bosco e curcuma. E pare che il rosmarino, poi, si chiami anche erba del ricordo!
Insomma, con la lista della spesa rivisitata e corretta, ne sono sicura, nomi come Cadorna e Salandra, non evocheranno più soltanto denominazioni di strade semi sconosciute, e qualche approfondimento mi aiuterà senz’altro a ricomporre i pezzi di storia nostra, storia italiana e dunque importante, fondamentale, per vivere l’oggi e capirne i come ed i perché.
Per fortuna l’amico Luca mi regalerà il suo libro. Sarà mio preciso obiettivo mettermi a tavolino e studiarlo come se il prof. dovesse estrarre il mio numeretto. Sperando di non avere già l’Alzheimer, e soprattutto che la piantina di rosmarino non sfiorisca solo perché ho dimenticato di annaffiarla!
Per gli appassionati di storia con la S maiuscola il link è: