Musica, Pensieri, Stile

Vintage, e fiera di esserlo. Lettera a Giacomino

Si può scrivere una petizione senza che il destinatario sia un’autorità?

O semplicemente una lettera, come si faceva un tempo? Proprio qualche giorno fa con le amiche si scherzava sull’ esser fieri di essere vintage, parola che ne maschera un’altra: ANTICHI!
Sembrerò un po’ svalvolata, ma ho intenzione di invitare in Italia il Sig. Giacomo Bianco, illustre polistrumentista nonché cantante-performer-produttore e financo attore, se non erro, statunitense che ha – non so come mai – snobbato il nostro (bel) paese col suo tour mondiale.

Da un lato provo sdegno e fastidio per questo: sarà una voluta mancanza, o solo un puro caso? Ce l’ha con noi per qualche strambo motivo? Forse qui non c’era posto sui palcoscenici causa pienone estivo di artistucoli nostrani? [Ops, scusate mi è scappato!]

Boarding House Reach è il suo ultimo e terzo album da solista uscito il 23 Marzo 2018, dopo una lunga carriera come ideatore e fondatore del duo dei White Stripes, a seguire della band dei Racounteurs, poi anche di quella dei Dead Wheathers (per chi non lo sapesse). Questo il calendario del suo tour: http://jackwhiteiii.com/tour-dates/

Niente, qui in Italia, nulla. PERCHÉ?

A chi rivolgersi in questi casi? Alla casa discografica, peraltro di sua proprietà? Giacomo, I want you, here… Gosh!

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Jack White – Live in Toronto 9 Giugno 2018

Da un lato basterebbe iscriversi su un sito apposito e lanciare una petizione, figurarsi: quanti rockettari aderirebbero? Tanti. Sì perché anche se Giacomo ci snobba, il Rock in Italia ancora impazza, e soprattutto quando artisti del suo calibro partoriscono lavori del genere, c’è davvero da perdere la testa. Lo so, non faccio testo, io, perchè molto poco oggettiva… La verità è che dietro il marchio “rocker” si nasconde un’animo blues, molti dei suoi pezzi storici sono stati composti per voce e chitarra, molte sue interviste fanno emergere questa volontà di andare a scavare nelle radici del soul, affascinato da sempre dalla musica nera fin dalle origini. Vi posso assicurare che questo LP (lui adora il vinile e soprattutto lo produce) racchiude in sé tante di quelle sfumature da accontentare tutti: ritmi funk e hip-hop stile primi Beastie Boys, riff alla Jimmy Page e in generale giri di basso tipo blues-psychedelic zeppeliniano, si strizza l’occhiolino al folk con ballad e sviolinate cowntry, tutto corredato spesso e volentieri da cori con evidenti rimandi gospel. Ogni tanto mi è sembrato quasi di sentire riecheggiare in qualche declamazione profonda, la voce di Tom Waits… Si legge di “album-matrioska” dove le basi ritornano, legando con un fil rouge le tracce; si parla di rimaneggiamenti classici (Dvořák, riarrangiato da Al Capone che durante la “sosta” ad Alcatraz fece parte di una band musicale)… Rock e non solo, viene voglia addirittura di ballare! Ma del resto LUI è così, caleidoscopico, e la sua musica lo riflette in pieno.

Non posso scrivere a Giacomo che penso sia un genio, e non posso sdilinquire come una fan quindicenne, nè tantomeno mettermi a supplicarlo di suonare dal vivo pour moi. Ma in pratica lo sto facendo. Ho voluto snobbamente rimuovere dalla mia memoria che fu suo il celeberrimo riff a dare vita al terribile “PO PO PO” da stadio che purtroppo ha sminuito ed esasperato una frase musicale, rendendola altro, applicandola ad altro; ma del resto questo la dice lunga sulla potenza di Giacomo. Di uno che, se vogliamo raccontarne qualche gesta, è entrato nel Guinnes dei Primati con la registrazione & subitanea distribuzione nei negozi, di un disco (edizione limitatissima, chissà che prezzo avrà!)  avvenuta in sole 3 ore e 55 minuti – correva l’anno 2014.

Che faccio? Scrivo? Col pennino su una pergamena? Lui apprezzerebbe, è il più vintage di tutti! Inchiostro color seppia, calamaio, cera rossa per sigillare la busta. Una cosa romantica, se vogliamo.

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Per chi non lo sapesse, già qualche anno fa Giovanni Ansaldo sull’INTERNAZIONALE scriveva dello stesso problema (lanciando anche un appello con il cancelletto… ehm, si chiama hashtag, sorry): https://www.internazionale.it/opinione/giovanni-ansaldo/2014/11/17/se-vi-siete-dimenticati-cos-e-una-rockstar-andate-a-un-concerto-di-jack-white

Eh però, dai. Aiutatemi almeno a trovare le parole! O è meglio che vada su change.org (la piattaforma delle petizioni, n.d.r.) e usi i social? Il fatto è che sia a me che a Giacomo, i social media non piacciono affatto (in questo ultimo tour ha vietato l’uso dei cellulari, ad esempio, perché – sostiene – distraggano dall’ascolto)!

Ora che ci penso, però, se davvero dovessi inviare la missiva tramite posta… Non è che l’inchiostro svanisce prima che la sospirata epistola arrivi sulla scrivania di Jack White, alla Third Man Records, Nashville, Tennessee, Usa?

Foto n.1 e n.3 from Pixabay; foto n.2 by David James Swanson – scarica gratis su  http://jackwhiteiii.com/live-photos/

 

2 pensieri su “Vintage, e fiera di esserlo. Lettera a Giacomino”

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