Lifestyle, Pensieri

Spuntini

Un tempo si diceva schiscetta oggi pranzo da casa. Il caro pentolino in acciaio è stato sostituito da contenitori più sicuri in tenuta e forse più pratici. Era una abitudine economica oggi è dettata anche dal bisogno di nutrirsi meglio.

Tuttavia mangiare soli o in cattiva compagnia può essere deleterio, per questo ogni volta che preparo il pranzo penso ai libri che frequentano la mia tavola e a quelli che mi hanno fatto compagnia nei momenti in cui ero nel posto sbagliato.
Ho condiviso la cucina dell’ufficio con colleghi molto cari ed era un piacere ritrovarsi ma ho anche dovuto adattarmi a contesti in cui si andava insieme al bar e quell’insieme era per me la più triste delle catene ed ogni scusa era buona per sottrarmi. Oggi ho il privilegio di pranzare sola o con mio figlio, a casa.

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Riso semintegrale, germogli di fagioli e wustel di tofu

Cosa mangio? Una base di riso, avena o cous cous condita con verdure e legumi. Polpette vegetali, formaggio, tofu. Utilizzo preferibilmente alimenti biologici o provenienti da piccole aziende e cerco di limitare il consumo di carne. Sembra triste ma non lo è. Soprattutto se qualsiasi cosa avanzi dal frigo viene saltato in padella con olive, pomodori (solo se di stagione!) e rucola/radicchio. Quando c’è poco ricorro alla frutta secca, noci e mandorle, uvetta. Ho scoperto che donano carattere anche alla più semplice delle preparazioni. Le frittatine di farina di ceci possono essere una valida alternativa alle uova che pure consumo così come le polpette da preparare con le farine vegetali. L’aspetto non è invitante ma sono davvero gustose (attenzione solo alla dose di spezie contenute nelle confezioni già pronte!). E poi consiglio di usare aglio, cipolline, curcuma, paprika, rosmarino e timo.

IMG_20171128_092123433.jpgI libri che mi accompagnano durante i pasti solitari (diversi da quelli che leggo la sera) sono scelti in base all’umore, al tempo a disposizione e anche alla stanchezza. Il più delle volte sono mossa dal desiderio di essere altrove. In questi momenti non voglio interrogarmi e neanche riflettere troppo (confesso) voglio solo compagnia. Potrei definirle scelte rassicuranti nella speranza di non svilire troppo gli autori. La Parigi di Maigret rimane la mia meta preferita: la sala d’attesa al Quai des Orfèvres, il piatto del giorno alla Brasserie Dauphine con una birra gelata ma anche le chiatte sulla Senna con la sala da pranzo sempre in ordine, le affittacamere, le tende scostate delle portinerie. Luoghi di cui sento l’odore e percepisco i colori che riescono ad allontanare programmi, scadenze e tutto quell’ordine (apparente) che scandisce le mie giornate.

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Riso rosso con giardiniera sott’aceto, pomodorini e rucola. Cotoletta di seitan.

Lo stesso potere lo esercitano le ambientazioni della provincia inglese di Barbara Pym. Ho dovuto difendermi più volte dagli attacchi di amici che trovano insana questa mia passione. I personaggi femminili della Pym sono donne spesso sole,  indossano scarpe con i lacci (temo molto simili alle mie) e completi di tweed, organizzano tè in parrocchia e vendite di beneficenza, hanno a che fare con l’antropologia e un sottile senso dell’umorismo. Le trame quasi inconsistenti e talvolta ripetitive non riescono a farmi rinunciare al piacere di tornare a trovare queste non eroine timide e impacciate.

E’ proprio nella qualità di questa ironia, precisa e pungente senza acidità e senza acrimonie, che Barbara Pym, oltre a trovare il modo di sdrammatizzare, sorridendone, le sconfitte della propria vita privata, ci consegna un esempio di come esorcizzare anche le assurdità nostre, altrui e dell’esistenza in genere” Masolino D’Amico 

Alan Bennet mi restituisce quel poco di attualità quando sembro troppo confinata agli anni ’30. Alcuni aspetti british li trovo eccessivi ma anche in questo caso l’ironia mi ripaga del resto. Non è tra i miei preferiti ma ci incrociamo sempre.

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Riso nerone, polpette vegetali istantanee e cavolo cappuccio saltato

Altro tenore e altro affetto nutro nei confronti di Thomas Bernhard. Il suo sguardo sul mondo e sulle miserie che ci affliggono è farsesco; una visione estremamente personale, strabordante di autobiografia (a cominciare dall’insofferenza per la sua terra, l’Austria). Ma non è una rappresentazione, c’è concordanza tra scrittura e vita. E’ sincero e lirico. La scrittura può essere pesante con continue ripetizioni, monologhi interminabili e funambulesche digressioni. Il fatto è che lo trovo comico. Nel senso più alto del termine. E questo mi basta.

Heidegger me lo vedo sempre seduto sulla panchina davanti a casa sua nella Foresta Nera accanto a sua moglie, la quale nel suo perverso entusiasmo per il lavoro a maglia, lavora ininterrottamente per confezionargli le calze invernali con la lana che lei stessa ha tosato dalle loro pecore heideggeriane.” T. Bernhard ‘Antichi Maestri’

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Riso integrale saltato con radicchio, ceci e mandorle.

Hemingway per finire, io che non lo amo. Eccetto ‘Festa Mobile’. Credo sia stato il primo libro ad avermi fatto compagnia mangiando, ero giovane e il pensiero di quegli anni parigini mi esaltava. Tra i protagonisti delle sue cronache c’è anche Gertrude Stein: è sfizioso confrontare il ritratto che Hemingway fa di lei e quello impietoso che lei fa di lui descrivendo gli stessi incontri in  ‘Autobiografia di Alice Toklas’.

La prima foto è per Jean Claude Izzo e Marsiglia, con lui ho scoperto il vino rosé che tanto fa rabbrividire gli intenditori e il Lagavulin ma questa è un’altra storia.

3 pensieri su “Spuntini”

    1. Con acqua fredda e per il tempo indicato sulla confezione (in alcuni casi occorrono 2/3 minuti in più). Se verrà condito in insalata è piacevole cuocerlo nel tè verde.

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