Da qualche anno esiste la possibilità di usufruire di piccoli appezzamenti di terreno da adibire ad orto biologico; la terra viene assegnata al cittadino dal Comune di Roma, tramite le varie Associazioni che promuovono la riqualificazione di aree verdi altrimenti destinate al degrado o a rimanere semplicemente inutilizzate.
Cerchiamo di capirne di più con una nostra amica, libera professionista e mamma di un bambino di due anni. Vediamo cosa ci racconta:
D: Come è cominciata la tua esperienza con l’orto urbano?
R: Ormai 5 anni fa, ad una conferenza sui Nuovi Agricoltori, l’associazione Terra onlus ha presentato il progetto “Coltivare RappOrti“, sul recupero di alcuni spazi all’interno del Centro di ippoterapia Ciampacavallo, in zona Appia Pignatelli. Purtroppo gli orti erano stati già assegnati, ma era rimasto un ultimo spazio disponibile, ancora non assegnato perché in pendenza… Abbiamo pensato che il nostro gruppo, essendo formato da architetti, archeologi e scenografi non avrebbe avuto problemi a fare un terrazzamento per mettere a livello quel pezzo di terra. E così è andata.
D: Come ti sei informata sulle tecniche di coltivazione? Eri completamente all’oscuro di come si coltiva la terra o avevi qualche nozione di base?
R: Il nostro orto è curato da un gruppo di 8 amici. Nessuno aveva precedenti esperienze di coltivazione, siamo a tutti gli effetti degli autodidatti molto volenterosi. Ci siamo informati attraverso internet e facendo tante domande ad un nostro amico agronomo. E via, siamo partiti allo sbaraglio. Consapevoli che nel nostro orto si possono coltivare solo piantine bio, senza nessun additivo… Come concime usiamo solo tanto letame! La materia prima viene gentilmente offerta dai cavalli dell’associazione Ciampacavallo, proprio lì accanto.
D: Cosa coltivi nel tuo orto?
R: Peperoni, melanzane, zucchine, friggitelli, lattuga, pomodori. Inoltre coltiviamo i “carusidd”, o caroselli, tipici cetrioli pugliesi. Durante l’estate di tutto un po’, a ritmo serrato. D’inverno lasciamo riposare la terra e coltiviamo pochissimo. A dire la verità abbiamo trovato molte difficoltà a far “uscire” qualcosa in inverno, e siamo rimasti delusi. Dopo non ci abbiamo più provato.
D: Quanto tempo dedichi alla cura dell’orto?
R: Prima di diventare mamma andavo almeno una o due volte a settimana, anche grazie alla presenza di un timer per l’acqua. Da quando è nato mio figlio la frequentazione dell’orto è un po’ diminuita, anche se gli altri del gruppo hanno continuato a curarlo. Devo dire che è abbastanza faticoso fisicamente, d’estate bisogna dedicare molto tempo ad estirpare le erbacce che altrimenti soffocherebbero gli ortaggi; inoltre il terreno va arieggiato e concimato ciclicamente. Adesso mio figlio ha 2 anni ed inizia ad interagire di più; sono convinta che sarà sempre più bello anche per lui recarsi all’orto. Può stare liberamente in uno spazio aperto diverso dal parco giochi, può accarezzare i cavalli e vedere da vicino gli altri animali, come papere e conigli. Ora per lui è il momento delle scoperte olfattive: il basilico, la salvia, il rosmarino, il timo. Quando sarà più grande capirà da quali piante crescono gli ortaggi che mangiamo a casa e imparerà a coglierli da solo. Inoltre, continuando ad interagire con i cavalli, scoprirà che tipo di rapporto si può creare con loro e con gli animali in genere.
D: Parliamo del lato economico: ci sono delle spese fisse?
R: Sì, 10 euro ad orto al mese, che vengono divise dal gruppo per l’acqua e 20€ per la tessera annuale dell’associazione Terra Onlus.
D: Hai notato un risparmio nell’ acquisto di ortaggi? Facendo i conti, conviene?
R: Non ho mai fatto un vero e proprio calcolo a tavolino, ma non credo di ricavarne un risparmio significativo sulla spesa. Posso dirti però che d’estate, con un raccolto pieno, riesco ad utilizzare quasi solo i miei ortaggi, così come ci riescono gli altri amici del gruppo. Questa esperienza è soprattutto un’occasione per scoprire come nascono i frutti della terra, vedere quanto sono diversi da quelli che siamo abituati a comprare al supermercato. Abbiamo una zona comune dove poter organizzare grandi pranzi all’aria aperta e dove possiamo confrontarci con gli altri “ortisti”. Ci scambiamo consigli sulla coltivazione, condividiamo le nostre esperienze e scopriamo nuovi ortaggi. Ad esempio, qui ho visto per la prima volta la melanzana bianca e ho scoperto come è fatta la pianta delle zucchine romanesche!
D: A chi consiglieresti questa esperienza? A chi invece la sconsiglieresti? Tu lo rifaresti?
R: La consiglio a chiunque voglia staccarsi un po’ dal quotidiano fatto di corse, internet, macchine, traffico. Coltivare l’orto ti permette di entrare in un mondo più lento, dove devi aspettare mesi interi per vedere uscire dei frutti che sono reali e che tu stesso hai aiutato a nascere. Ovviamente è un’esperienza che sconsiglio a chi vuole tutto organizzato e non ha tempo di aspettare. Io non ho dubbi: la rifarei di sicuro.
Tutte le foto sono di Aniza Granata
Belissima idea gli orti urbani! Prendersi cura delle piante poi ti assorbe così tanto che si “sgombra la mente” in modo quasi zen! In bocca al lupo a tutti gli agricoltori urbani!
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Ma che bell’esperienza! Mi era capitato di vedere aree dedicate agli orti urbani ma non avevo mai conosciuto un agricoltore urbano. Molto interessante. Dovrebbe essere una attività obbligatoria in tutte le scuole anche in quelle superiori perché crescendo si rischia di dimenticare lo stupore della natura.
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Hai ragione, sarebbe una bella attività anche per i ragazzi più grandicelli. So che gli orti vengono utilizzati anche nei centri di accoglienza per minori per favorire l’interazione e la collaborazione tra ragazzi “problematici”. Grazie per il tuo commento!
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