Libri, Pensieri

Dove sei finito, Barney?

Quando i regali più apprezzati sono quelli “a sorpresa”!

Un regalo inaspettato, un libro che per anni ho adocchiato (come se quella faccia un po’ sorniona e un po’ maudit della copertina mi facesse un occhiolino d’intesa) e che per altrettanti anni mi ha continuato a spaventare un po’. Si tratta de…

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“La Versione di Barney” di Mordecai Richler ed. Adelphi.

Sfogliarne le prime pagine significa rimanere confusi, sentirsi impreparati: una quantità immane di rimandi, citazioni e riferimenti letterari ad autori [a me] pressoché sconosciuti mi ha gettata nella più profonda desolazione; e poi questioni politiche legate al Canada (franco canadesi contro anglo canadesi), questioni linguistiche, religiose e culturali legate alla tradizione ebraica e questioni sportive correlate all’ hokey… Che tragedia! Per tutte le prime cento pagine ho pensato: “ora mollo” ogni volta che ne voltavo una. Poi come d’incanto superato il primo terzo del libro, si va. Si vola. E si accompagna quell’adorabile bastardo di Barney nella ricostruzione a tasselli sconnessi della sua vita sconclusionata, viziosa, povera prima e ricca dopo, senza però ricercarne un senso, anzi forse sottolineando quanto tutto abbia una concatenazione casuale se non assurda.

Barney è così maledettamente umano. Fragile e vile, arrogante e rude, ma coltissimo, e alcolista, e fumatore e giustamente sensibile al fascino femminile. Come molti ebrei possiede, innata, una strabiliante capacità di far soldi, eppure la sua insoddisfazione perenne gli fa disprezzare il proprio lavoro e lo abbatte moralmente.

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La struttura del libro è interessante: tre capitoli, ognuno intitolato ad una moglie. Ma la narrazione non si svolge affatto in modo cronologico quindi salti temporali, digressioni, approfondimenti, ellissi varie lasciano molto perplesso l’ignaro lettore già provato dalle ostiche premesse descritte prima! L’ondivago racconto inoltre si tinge di giallo, quando la scomparsa del più caro amico del protagonista comporta l’accusa di omicidio per lo stesso Barney. Ecco allora montare la curiosità: la “versione” del titolo è dunque solo un punto di vista? Dove sta la verità, quella non modificata dalle lenti distorte che Barney utilizza con o senza volontà, ammettendolo candidamente?

Quando ho terminato la lettura, ero in treno. E’ scivolata qualche lacrima da dietro gli occhiali da sole. Ho provato una specie di solitudine. E ho pensato che un libro è un po’ come una persona. Ci vuole un po’ per capire come è fatta per davvero.

GRAZIE, CRI!

                          Le foto sono copyright di @whilemyguitargently e pixabay

                             

5 pensieri su “Dove sei finito, Barney?”

  1. Grazie per questo nuovo contributo, ancora una volta hai consigliato quslcosa di sicuro interesse e ancora una volta il tuo modo di scrivere e raccontare è coinvolgente e leggero allo stesso tempo. È sempre un piacere leggerti 😉

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