Pensieri

Chimamanda (2)

Continuo a leggere l’Africa nei libri di Chimamanda Ngozi Adichie e capisco sempre di più che non ne so nulla.

(Qui puoi leggere il primo post su Chimamanda)

Tra le pagine di tutti i suoi libri soffia caldo l’harmattan, il vento dalla polvere secca che riempie l’aria e gli occhi, sedimenta sui vestiti e sulle parole.

In Metà di un sole giallo trovo le stufe a gasolio sormontate da pentoloni di patate dolci accese nelle cucine dei professori di Nsukka o nei cortili delle case più povere che una cucina non ce l’hanno e sfruttano il cortile comune. L’olio di palma usato per cucinare grandi quantità di cibi di cui non riesco neanche ad immaginare odori e sapori.

In L’ibisco viola trovo una terra ricca di fiori e di frutti dove però il cibo è disponibile solo per pochi. Una religiosità cattolica in estremo conflitto con i sincretismi e le usanze antiche. Genitori che mandano i figli a studiare dai missionari per liberarli dalla povertà e che vengono ingabbiati dai pregiudizi cristiani contro le usanze ancestrali dei loro padri. WhatsApp Image 2017-06-12 at 08.49.31
Trovo file interminabili sotto il sole rovente davanti all’ambasciata Americana dove i soldati fustigano il malcapitato di turno e gli impiegati dell’ambasciata respingono quasi tutti.

In Quella cosa intorno al collo ci sono persone che vanno in America in cerca di fortuna, altre in cerca di pace e altre semplicemente trascinate li dagli eventi.

La maggior parte dei personaggi che sviluppa Chimamanda sono donne acculturate e facoltose. Si muovono fluide tra l’ambiente dei ricchi di Lagos e quello del fermento culturale di Nsukka. In tutti i suoi racconti ci sono donne che passano ore a sistemare i capelli in acconciature complicate e altre che scelgono di andare contro la moda e tenere un corto afro. Donne che cercano un amante ricco per sistemarsi e altre che lottano per l’indipendenza economica e il riconoscimento sociale. Però nessuna di loro è povera, ignorante o oppressa in una vita senza via di scampo. Quindi dopo aver letto quasi tutte le sue opere mi domando se Chimamanda si fermi solo a questi personaggi per facilità narrativa o perché nel mondo americano ed europeo, nel mondo dei ricchi, sono questi i personaggi che possono fare presa sull’immaginario e facilitare l’immedesimazione.

A volte la narrazione si muove fuori dai confini della Nigeria e tocca altri paesi africani. Provo a riportare alla memoria una mappa dell’Africa. I riferimenti che ho sono pochi. Non ricordo i nomi delle nazioni e la loro ubicazione se non a grandi linee. So piazzare il Sudafrica, i paesi del corno d’Africa e i nordafricani. Gli altri, dalla Costa d’Avorio al Kenia sono mescolati tra il Sahara e la savana del parco Krueger.

Sapere è l’unico modo per vincere la paura dell’altro. Comprendere la situazione delle  popolazioni nei vari paesi africani aiuta a comprendere le ragioni del flusso migratorio di questi anni. Quindi penso che ora devo dedicare il mio interesse a scrittori di altre nazioni. Cercare.

Voglio saperne di più.

Se avete suggerimenti scriveteli nei commenti.

3 pensieri su “Chimamanda (2)”

  1. Grazie per questo post. Grazie perché proprio nell’ultimo mese riflettevo su quante cose non so (io personalmente) sull’Africa. Grazie ad un libro sulle bandiere di tutto il mondo ricevuto da mio figlio al compleanno, ho scoperto – insieme alle bandiere – anche la storia dei rispettivi Paesi. E spesso si tratta di lotte, guerre, faide, ingiustizie, soverchierie che accadono proprio in questa terra enorme, preziosa, eppure violata, tirata da un lato e dall’altro, continuamente ferita, vessata dall’esterno ma anche da forze interne, per noi incomprensibili. Basta guardare cosa rappresentano le bandiere di alcuni stati per intuire cosa esprimono: per lo più sangue e sofferenza.

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