Ci sono alcune strade che faccio solo per il gusto di farle e la formellese (SP12 A) è una di queste.
Circa al ventesimo chilometro della via Cassia (SR2) si imbocca a destra la formellese (SP12 A). Dopo circa 1,3 km si svolta a sinistra con una curva a 30° su strada asfaltata. Svolta piuttosto impegnativa da effettuare, visto il traffico veloce da entrambe le direzioni. Consiglio una certa prudenza.
Dopo circa 500 metri vengo attratto da un pannello informativo sulla destra.
La strada è isolata e di campagna, sono completamente solo. Mezzo km più avanti, intravedo un furgone di operai che probabilmente stanno pranzando a bordo strada. Sono circa le 11 e sembra un antipasto, un fermino per lo stomaco.
Leggo il pannello informativo e decido di andare a fare un giro:
Torno in macchina e prendo l’attrezzatura per farmi un paio d’ore di appostamento in un punto da poco scoperto. Ho come al solito tutto il necessario in caso di pioggia, infatti il cielo è variabile e pioviggina già da stamattina. La tomba principale, quella dei Leoni Ruggenti, mi ospita durante un acquazzone, dandomi riparo. La copertura moderna è molto utile in questi casi!
La scoperta di questo posto la devo alla mia ricerca riguardo l’antica città di Veio. Partendo da una mappa del pianoro di Veio del XVI secolo, sto mano a mano perlustrando tutte le parti di questa zona ancora da scoprire. La Tomba dei Leoni Ruggenti, ad esempio, è stata scoperta ufficialmente solo nel 2006.
La zona della Tomba dei Leoni Ruggenti è un declivio di fronte al pianoro dove sorgeva la grande città di Veio, come fosse una rupe di fronte alla rupe. Si tratta di 4 sepolcri scavati nel pendio della collina. Il sepolcro più grande è quello principale mentre gli altri tre, di uguale dimensione ma più piccoli, si allineano tutti sulla destra.
Immagino chi arrivava da Roma e si trovava una serie di colline attraversate da strade controllate e con strutture sempre più difensive, con sullo sfondo la città fortificata, incorniciata a sua volta dalle montagne dietro di sé. Credo che facesse davvero concorrenza a Roma, anche come impatto visivo ed emozionale.
Penso al principe etrusco al quale venne dedicata questa struttura, al suo carisma e alla sua nobile famiglia. Mi sembra quasi di sentire risuonare ancora nell’aria le voci in lingua etrusca che hanno popolato questa zona.
Le tombe sono posizionate in modo che “guardano” verso la città. Come buona usanza i defunti si seppellivano fuori le mura, quindi sotto le naturali difese della città, costituita in gran parte da un intricato sistema di rupi tufacee. Di fronte a me scorre l’antico fiume Cremera, che fungeva da fossato naturale alla arroccata città di Veio. Purtroppo questa città venne abbandonata dopo il IV secolo d.C.; essa venne distrutta e sepolta dalla storia. Oggi ne rimane la sua eredità storico-culturale e con essa qualche traccia nel nostro dna.
Mi piazzo lungo il declivio di fronte alle tombe, con la schiena poggiata sul terreno in dislivello, lo sgabello saldo sotto al sedere e comincio a scattare:
Rondine comune Hirundo rustica
Cornacchia grigia Corvus Cornix
Monto il Canon EF 24-70mm f 2.8 L USM e provo a descrivere questo posto, ma nessuna lente o obiettivo può restituire le sensazioni che questi luoghi evocano:
Una delle civiltà più affascinanti e misteriose, sobriamente ma magistralmente descritte da queste parole..
Le foto restuiscono degnamente alla memoria collettiva, che esse sembrano lustrare e che grazie a te, escono come il Genio dalla lampada di Aladino, la storia di un popolo sul quale forse ancora si è detto troppo poco..
Non conoscevo questo luogo ma stasera grazie alle tue foto, forse è come esserci stato..
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